


Accomunati da una profonda insofferenza verso quello che viene definito teatro ufficiale nel 1967 un gruppo di scrittori, critici, registi, scenografi, attori e tecnici del teatro si propone di suscitare, raccogliere, valorizzare, difendere le nuove forze e le nuove tendenze del teatro per rispondere alle esigenze delle nuove generazioni teatrali.
"Che cos'è l'animazione? In Italia è diventata un modo di mettere in causa il teatro. Di rifiutarlo (così come esiste) ed, eventualmente, di riproporlo ex novo. Confesso che questa tesi mi affascina, giacché sono convinto che il teatro così come esiste non esiste più."
Gian Renzo Morteo
Dopo il 1968 anche il mondo del teatro è in subbuglio: Giorgio Strehler si dimette dall'incarico di condirettore del Piccolo Teatro di Milano; gli attori indicono uno sciopero per rivendicare i diritti di categoria; si svolgono numerosi convegni e vengono svolte inchieste che rivelano una forte crisi del teatro tradizionale. Gli stabili e altre istituzioni rispondono parlando di "autogestione" e di "decentramento", ma dare effettiva soddisfazione al significato di queste parole implica una serie di cambiamenti talmente profondi da mettere in discussione la stessa situazione teatrale e socio-politica italiana.

Foto: Archivio Teatro Stabile di Torino


Alla fine degli anni '60 del XX secolo, dall'incontro tra il teatro e gli enti educativi intesi anche come istituzioni culturali in crisi, nacque il fenomeno della cosiddetta Animazione Teatrale. Le due discipline, teatro ed educazione, correvano nella stessa direzione con l'esigenza comune di rompere una tradizione troppo ancorata al passato e non più in linea con i tempi moderni. Da un lato "de-scolarizzare" gli enti educativi e in particolare la scuola e dall'altra "de-teatralizzare" il teatro. In realtà significava perdere la rigidità in cui l'istituzione scolastica e quella teatrale erano relegate mutando i propri rapporti e le dinamiche interne.
Foto: Giuliano Scabia, Teatro nello spazio degli scontri, Bulzoni editore, Roma, 1973
Dagli anni '90 del XX secolo si è verificato un rinnovamento, un totale ripensamento delle metodologie e delle motivazioni fondamentali che avevano portato negli anni '70, e fino a metà degli anni '80, a utilizzare il teatro come strumento educativo. Si inizia ad utilizzare la definizione "Teatro-Educazione" che rappresenta un cambiamento concettuale che, in continuità con le tradizioni delle ricerche novecentesche, trasforma le esperienze passate conducendole verso lo sviluppo di una nuova cultura teatrale. Il connubio, tra mondo teatrale e quello educativo, si è concretizzato in un'azione progettuale nella quale le pratiche teatrali mirano allo sviluppo dell'uomo come individuo e persona sociale. La pratica pedagogica del teatro ha avuto la necessità di chiarire le proprie finalità, gli obiettivi da conseguire e le metodologie da utilizzare in modo da poter verificare scientificamente la propria azione. Ne è nata la scienza dell'Educazione alla Teatralità che trova il suo fondamento nei concetti dell'Animazione Teatrale e la sua prassi psico-pedagogica nel concetto grotowskiano di arte come veicolo.
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